CIE: sommossa a Ponte Galeria

Indymedia: È mezzanotte e mezzo quando dai reclusi del Cie di Ponte Galeria arriva un
sms: «un casino della madonna!».

Chi riesce a parlare al telefono racconta che intorno alle 23.00 è scoppiata la protesta. I materassi bruciano e ci sono due grossi fuochi che si alzano arrivando fino all’infermeria.
Alcuni reclusi sono saliti sul tetto e altri hanno spaccato tre o quattro porte di ferro e hanno quasi raggiunto il muro di cinta.
Tutto il centro è pieno di polizia: sono dappertutto ­ in tenuta antisommossa, con manganelli, scudi e caschi ­ e intorno all’una e venti cominciano anche a sparare…

I motivi per protestare sono tanti: innanzitutto il prolungamento fino a sei mesi. Poi la somministrazione massiccia e quotidiana di psicofarmaci, tanto che la gente sta a letto tutto il giorno e dorme fino a mezzogiorno.
C’è gente «di tutti i colori» – spiegano i reclusi – ci sono persone che stanno in Italia da vent’anni e che ora si ritrovano rinchiuse nel Cie. Ci sono tossicodipendenti e alcoolizzati, diabetici, asmatici e malati di epatite, a cui non viene somministrata la terapia di cui avrebbero bisogno e che era stata loro prescritta dal medico.
Ogni sera c’è gente che ingoia lamette e se ti lamenti ti rispondono male, minacciano di chiamare la polizia, l’esercito e i carabinieri. Se chiedi di essere curato o portato in ospedale ti dicono che stai fingendo perché vuoi scappare.
In questi giorni un recluso ha sbattuto la testa al muro per la disperazione e un altro che protestava è stato picchiato così forte che gli hanno rotto i denti. Stessa sorte è toccata a un gruppo di reclusi che oggi erano saliti sul tetto per cercare di scappare: tutti riportati a forza nelle gabbie e riempiti di botte.
«Qui ci trattano come cani», continuano a ripetere i reclusi. «Ci sequestrano tutto: shampoo, sapone e dopobarba, perché devi usare solo quello che forniscono loro». Sequestrano gli accendini ma nello spaccio interno vendono i cerini, come se con i cerini non si potesse accendere un fuoco… Lo scopo – sostengono i reclusi – è di impedire che si ripeta ciò che era avvenuto il 13 marzo scorso quando, durante il presidio che si stava svolgendo all’esterno, alcuni di loro sono saliti sul tetto e hanno dato fuoco a coperte e materassi.

Ascolta la corrispondenza con un recluso

Aggiornamenti e cronoca:

ore 1.10 – un recluso racconta quello che succede

ore 2.10 – un recluso spiega meglio le ragioni della protesta

Le ultime telefonate coi reclusi risalgono alle tre di notte, e raccontano di alcuni reclusi sono ancora sui tetti e di fiamme non ancora spente.

Da questa mattina nessun recluso risponde più al telefono, quindi non possiamo avere informazioni di prima mano. Ma qualche ora fa, la consigliera regionale Anna Pizzo ha cercato di entrare nel Cie, per verificare la situazione. Ovviamente, mancando il preavviso scritto, non l’hanno fatta entrare. Il direttore ha però ammesso che nella notte c’è stata una tentata evasione, seguita da una protesta, ma ha negato l’intervento della polizia. Secondo il direttore è stata una cosa da poco. Talmente da poco, che per sua stessa ammissione oggi nel centro mancano luce e acqua perchè durante la rivolta sono stati danneggiati gravemente l’impianto elettrico e quello idrico.

Aggiornamento ore 13.00. I prigionieri del settore maschile sono stati rinchiusi nella sala mensa e divisi in due gruppi: da una parte i “buoni” e dall’altra i “cattivi”. Le telecamere di sicurezza avrebbero ripreso tutta la rivolta ed è l’ora degli arresti. Da quel che si capisce, per ora i fermati – i “cattivi”, appunto – sono una quindicina. Nel settore femminile, invece, nessuna si è accorta di nulla: negli ultimi giorni, infatti, le medicine somministrate apertamente o con l’inganno dalla direzione sono particolarmente pesanti e, secondo alcuni racconti, le recluse passano il proprio tempo a dormire o a piangere. Alcune nigeriane questa mattina sono state portate via, e questo vuol dire che si potrebbe essere in preparazione un’altra deportazione.

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